Written by: La tassazione delle criptovalute in Italia: tutto quello che c’è da sapere
Updated on: August 15, 2024
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Le criptovalute, come Bitcoin ed Ethereum, sono sempre più diffuse anche in Italia. Per tanto tempo non vi è però stata una regolamentazione precisa e ciò ne rendeva complicato il suo inquadramento fiscale.
La legge di bilancio del 2023 e un nuovo provvedimento dell’Unione Europea nel 2024 hanno però fatto maggiore chiarezza sulle criptovalute e la loro tassazione. In questo articolo ti spieghiamo la tassazione delle criptovalutein Italia e come inserirle correttamente nella dichiarazione dei redditi.
Le criptovalute sono valute virtuali, che si scambiano esclusivamente per via telematica e sono contraddistinte da un alto tasso di volatilità. La loro sicurezza viene garantita dalla crittografia. Seppur inizialmente regnasse un clima di incertezza in merito alla tassazione delle criptovalute, ormai è chiaro che i guadagni generati dalla compravendita devono essere tassati. L’Agenzia delle Entrate le tratta come valute estere che generano reddito diverso e quindi soggette a tassazione secondo l’articolo 67 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Per comprendere come avviene la tassazione delle criptovalute, bisogna far riferimento a due termini finanziari indispensabili: plusvalenza e minusvalenza. Con plusvalenza si intende il ricavo ottenuto dalla vendita di uno strumento finanziario, com’è il caso di una criptovaluta. Se compri Bitcoin per un valore di 2.000 € e li rivendi a 5.000 €, avrai ottenuto un profitto di 3.000 €. Questa plusvalenza verrà poi tassata.
Il concetto di minusvalenza è esattamente il contrario: si considera la perdita ottenuta con la vendita di una criptovaluta a un prezzo inferiore a quello di acquisto. Se hai acquistato Bitcoin per un valore complessivo di 5.000 € e riesci a rivenderli solo a 2.000 €, la minusvalenza ammonterà a 3.000 €. In questo caso la perdita non verrà tassata, ma andrà a compensare eventuali plusvalenze future, riducendo il carico fiscale.
È importante notare che la tassazione avrà luogo solo nel caso in cui la criptovaluta viene convertita in euro o in un’altra valuta a corso legale. Se si continuano a svolgere operazioni con le criptovalute, che vengono quindi utilizzate solo a scopi di investimento e non per l’acquisto di beni e servizi, non vengono generate plusvalenze tassabili.
Giunti a questo punto, è arrivato il momento di svelare concretamente come avviene la tassazione delle criptovalute. Come nel caso degli altri strumenti finanziari, anche le criptovalute sono soggette a una tassazione del 26%, applicabile solo nel caso in cui la plusvalenza superi i 2.000 € nel periodo d’imposta. Nel calcolo dell’imponibile contribuiscono anche le minusvalenze, quindi se il valore delle minusvalenze è maggiore di quello delle plusvalenze, il saldo sarà comunque negativo e non si dovranno pagare tasse.
Un altro aspetto da considerare è che solitamente la compravendita di criptovalute è esente da IVA, come stabilito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Tuttavia, se si acquistano beni o servizi con le criptovalute, questi ultimi potrebbero essere soggetti a IVA.
Le criptovalute devono essere dichiarate nella dichiarazione dei redditi tramite il modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico). È necessario indicare sia i redditi derivanti dalla compravendita che quelli provenienti da eventuali interessi o altre rendite finanziarie.
Nel 730 è stato previsto a questo scopo il quadro W, volto a ospitare le attività estere di natura finanziaria o patrimoniale. Tutte le persone residenti in Italia dovranno dichiarare le loro criptoattività, che detengono nei wallet, nei conti digitali o simili.
Come sempre, è essenziale tenere una buona contabilità e conservare tutti i documenti atti a giustificare le proprie attività finanziarie con le criptovalute. Infatti, nella dichiarazione andranno indicati anche i giorni di detenzione delle criptovalute.
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Per concludere, esponiamo alcuni punti da non sottovalutare:
Come vengono considerate le criptovalute nel sistema fiscale italiano?
Le criptovalute in Italia sono considerate come valute estere che generano “reddito diverso”. Sono soggette a tassazione secondo l’articolo 67 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) e devono essere dichiarate come attività finanziarie nella dichiarazione dei redditi.
Cosa sono la plusvalenza e la minusvalenza nell’ambito delle criptovalute?
La plusvalenza è il guadagno ottenuto dalla vendita di una criptovaluta a un prezzo superiore a quello di acquisto, mentre la minusvalenza è la perdita derivante dalla vendita a un prezzo inferiore. La plusvalenza è soggetta a tassazione, mentre la minusvalenza può compensare eventuali future plusvalenze, riducendo il carico fiscale.
Quando è obbligatorio pagare le tasse sulle criptovalute?
Le tasse sulle criptovalute sono dovute quando si realizza una plusvalenza superiore a 2.000 € nel periodo d’imposta. La tassazione è del 26%. Tuttavia, non si devono pagare tasse se le criptovalute non vengono convertite in valuta fiat e vengono utilizzate solo per scopi di investimento.
Come si dichiarano le criptovalute nella dichiarazione dei redditi?
Le criptovalute devono essere dichiarate tramite il modello Redditi Persone Fisiche (ex Modello Unico), specificando i redditi derivanti dalla compravendita e altre rendite finanziarie. Nel 730, le criptoattività devono essere inserite nel quadro W, che riguarda le attività estere di natura finanziaria o patrimoniale.
Quali sanzioni si rischiano se non si dichiarano le criptovalute?
Se non si dichiara il possesso di criptovalute, si rischiano sanzioni che possono variare tra il 3% e il 15% degli importi non dichiarati. È inoltre obbligatorio pagare l’imposta di bollo annuale sul valore di mercato delle criptovalute al 31 dicembre dell’anno fiscale precedente.
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